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Perché all’Europa serve ancora il contante

Contributo di Yves Mersch, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, per Project Syndicate

I sistemi di pagamento attraversano una fase di profonda trasformazione in Europa. Con la rivoluzione digitale, che offre mezzi di regolamento delle operazioni sempre più veloci e convenienti, agli occhi di alcuni il contante appare come uno strumento senza futuro. Sarebbe tuttavia un errore considerare da rottamare il ruolo delle banconote e delle monete nell’economia.

Negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di soluzioni di pagamento con strumenti diversi dal contante. I pagamenti mediante carta di credito, bonifico online e addebito diretto sono già una pratica consolidata e ora stanno prendendo piede anche soluzioni di pagamento digitale via smartphone e borsellini mobili. Con l’emergere di innovazioni potenzialmente dirompenti, connesse ad esempio alla distributed ledger technology, si profilano all’orizzonte possibili ulteriori cambiamenti, forse radicali.

Indipendentemente da queste soluzioni nuove o appena abbozzate, vari studi premono per l’abolizione del contante. I sostenitori di una società senza contante tendono a dividersi in tre schieramenti.

Il primo, quello degli “alchimisti”, vuole superare le restrizioni che i tassi di interesse a zero (zero lower bound) impongono alla politica monetaria. Il secondo, lo “schieramento dell’ordine pubblico”, vuole cancellare lo strumento primario di pagamento per le attività illecite. Il terzo e ultimo schieramento, ovvero “l’alleanza fintech” (ossia della tecnologia finanziaria), prospetta grandi opportunità imprenditoriali grazie all’eliminazione degli elevati costi di custodia, emissione e gestione del contante che si trova oggi ad affrontare l’industria finanziaria.

Le argomentazioni a sostegno dell’abbandono del contante non reggono tuttavia a un esame accurato. Consideriamo anzitutto il ragionamento degli alchimisti. È vero che in un contesto caratterizzato da tassi di interesse molto bassi la conduzione della politica monetaria diventa difficile.

Tuttavia l’esperienza dimostra che il raggiungimento del limite inferiore effettivo dei tassi di interesse non coincide con i tassi di interesse a zero. I tassi di interesse negativi hanno infatti funzionato, senza scatenare una corsa al contante, soprattutto in combinazione con acquisti di attività in via definitiva, operazione di finanziamento a lungo termine (incluse procedure d’asta a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi e varianti “mirate”) e indicazioni prospettiche (forward guidance). I tassi di interesse negativi andrebbero quindi intesi come uno specifico strumento di politica monetaria non convenzionale, diverso da un basso livello dei tassi di interesse.

Anche l’argomentazione dello schieramento dell’ordine pubblico a favore dell’abolizione del contante si sgonfia se esaminata da vicino. Fungendo da riserva di valore e mezzo di pagamento, il contante assolve un’importante funzione sociale per molti cittadini rispettosi della legge. Qualcuno suggerirebbe mai di vietare la proprietà privata di auto di lusso o pietre preziose perché piacciono ai criminali? Nuocere a una maggioranza di cittadini onesti per punire una minoranza che infrange le regole sarebbe come schiacciare una noce con una mazza, spaccando anche il tavolo su cui è appoggiata.

Infine l’alleanza fintech promette di agevolare la conduzione delle operazioni finanziarie grazie alle sue innovative soluzioni di pagamento digitale. I cittadini non avrebbero più la necessità di trasportare mucchi di banconote e monete o di vagare alla ricerca di un Bancomat. Ma resta ancora da vedere se il settore dei pagamenti digitali, ancora altamente frammentato, avvantaggerà la clientela più che le società fornitrici di soluzioni di pagamento.

Tutte le argomentazioni a favore dell’abbandono del contante si scontrano poi con un problema di fondo: la maggioranza delle persone, almeno nell’area dell’euro, non vuole questo. Secondo un’indagine della Banca centrale europea non ancora pubblicata, condotta su 65.000 residenti nell’area dell’euro, quasi l’80% di tutte le operazioni presso i punti di vendita avviene in contanti; in termini di valore oltre la metà dei pagamenti è effettuata in contanti.

Come accade spesso in Europa, le differenze tra gli Stati membri sono pronunciate: la quota delle operazioni in contanti va dal 42% in Finlandia al 92% a Malta. Nel complesso, tuttavia, resta saldo e si rafforza ulteriormente l’attaccamento dei cittadini al contante.

Il ritmo di crescita della domanda complessiva di contante supera infatti quello del PIL nominale. Negli ultimi cinque anni le banconote in euro hanno registrato un tasso di incremento medio annuo pari al 4,9% in termini di valore e al 6,2% in termini di volume. Questo aumento include i tagli prevalentemente utilizzati per le transazioni, piuttosto che a fini di risparmio.

Questi dati confermano che risulta appropriato l’orientamento neutrale della BCE in materia di pagamenti, che lascia spazio sia al contante sia agli strumenti alternativi. Questo approccio si basa su quattro principi: (1) sicurezza tecnologica, (2) efficienza, (3) neutralità tecnologica e (4) libertà di scelta per gli utilizzatori dei vari mezzi di pagamento.

L’obiettivo supremo della BCE è assicurare la stabilità dei prezzi. A sostegno di tale obiettivo, fornisce liquidità sicura di banca centrale sotto forma sia di riserve detenute dalle banche presso la banca centrale, sia di banconote (le sole banconote aventi corso legale nell’area dell’euro).

Se l’Europa abolisse il contante, scinderebbe l’unico collegamento diretto dei cittadini con la moneta di banca centrale. In una società democratica, tale collegamento contribuisce a far sì che i cittadini accettino l’indipendenza della banca centrale, rafforzando la fiducia e il sostegno del pubblico nei confronti della conduzione di una politica monetaria efficace.

La BCE continuerà a mettere a disposizione le banconote. Agevoleremo inoltre l’ulteriore sviluppo di un mercato integrato, innovativo e competitivo per le soluzioni di pagamento al dettaglio nell’area dell’euro. Se un giorno si arrivasse a sostituire il contante con mezzi di pagamento elettronici, tale decisione dovrebbe riflettere la volontà popolare, non l’influenza delle lobby.

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